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F35 un aereo con luci e ombre - An aircraft with lights and shadows


F 35 Lightning
L’ F 35 o F 35 Lightning  II è ormai passato alla storia come l’aereo più costoso della storia dell’aviazione. Ma non solo.  

The F 35 Lightning II is the most expensive historically aircraft. In Italy there is much controversy on the purchase of aircraft. In this post the analysis on the lights and shadows of this aircraft. Now there are doubts on operational efficiency. Will be able to fight the Sukoi 35 or T 50?



AGGIORNAMENTO AL 30 LUGLIO 2013 /UPDATE ON JULY 30 2013
Di interesse un paio di articoli dalla rivista Aviation Week:
From Aviation Week magazine:

Questo post ha la pretesa di far conoscere in maniera semplice e lineare le numerose problematiche e polemiche che investono il velivolo più controverso della storia.
Sostenitori e detrattori, si battono reciprocamente per fare valere le loro ragioni. I primi, riconducibili al mondo militare e industriale, ne esaltano le superbe caratteristiche: un caccia della 5^ generazione, avanzato tecnologicamente, con caratteristiche stealth. I secondi ne criticano i costi altissimi e non più sostenibili, i fallimenti del progetto e un impiego futuro incerto; un aereo che costa 3 o 4  IMU  e che, in relazione ai tagli alla spesa sociale non più sostenibili, attira le polemiche di una buona parte dell’opinione pubblica.
Non voglio fare politica, questo blog la rifiuta, ma è doveroso, e parlo  da cittadino/contribuente, fare una seria valutazione e chiederci se è ancora il caso avere o meno il superaereo e perché.
Faccio un passo indietro allo scopo di inquadrare meglio la problematica. 

PREMESSA

Nel 1998 fu firmato il "Memorandum of Agreement" per la fase concettuale-dimostrativa per un nuovo aereo; nel 2002, dopo l’approvazione delle Commissioni Difesa di Camera e Senato confermarono la partecipazione alla fase di sviluppo. Nel 2009 le Commissioni Difesa di Camera e Senato espressero parere favorevole sullo schema di programma che comprendeva l’acquisto di 131 F35 al costo di 12,9 miliardi di euro. Nel 2012 il governo italiano, nel quadro della riduzione delle spese militari, ha diminuito il numero di velivoli da 131 (69 F-35A e 62 F-35B) a 90 (60 F-35A e 30 F-35B) unità.
Le previsioni dell’Italia  sono quelle di sostituire le linee operative dell’aeronautica, composte dai caccia AMX, cacciabombardieri Tornado, mentre la Marina ha la necessità di sostituire i suoi AV8 B imbarcati sulla Garibaldi e la Cavour. In tutto 253 velivoli che saranno rimpiazzati con 90 F 35. Quindi un terzo di F 35 sostituiranno le tre linee operative senza contare che in futuro prossimo, alla chiusura del contratto EFA, sostituiranno anche gli Eurofighter. Allora tutto bene? Purtroppo no!
Difficoltà di vario genere affliggono questo sistema d’arma (come si chiama tecnicamente). Vediamoli di seguito.

COSTI

Ci sono tre livelli di partecipazione internazionale, che riflettono l'impegno finanziario comune nel programma, la quantità di tecnologia trasferita e l'ordine con il quale le nazione possono ottenere esemplari di produzione. Il Regno Unito è l'unico partner di "livello 1", con un contributo di 2,5 miliardi di dollari, pari al 10% dei costi di sviluppo. I partner di "livello 2" sono l'Italia, che contribuisce con 1 miliardo di dollari e i Paesi Bassi con un contributo di 800 milioni di dollari. I partner di "livello 3" sono Canada (440 milioni di dollari), Turchia (175 milioni di dollari), Australia (144 milioni di dollari), Norvegia (122 milioni di dollari) e Danimarca (110 milioni di dollari). Israele e Singapore partecipano al programma in qualità di "Security Cooperative Partecipants"
Per l’Italia il contratto originale per i 131 F 35 prevedeva una spesa di 12,9 miliardi di euro. La lievitazione delle spese ha portato il costo totale per 90 velivoli  a 15 miliardi di euro (che diventeranno 18 spalmati fino al 2047, anno che vedrà  la scadenza del contratto)  
Ad oggi l'Italia ha materialmente ordinato 3 velivoli per un totale di 600 milioni di euro e si appresta a firmare il contratto per altri 3: il primo F-35 A uscirà dagli impianti di Cameri in Piemonte entro il 2015 ed entrerà in servizio l'anno dopo.
A regime il costo di un F 35 dovrebbe aggirarsi sui 100/120 milioni di euro.
Chiaramente i costi non sono un problema solo italiano, ma di tutti i paesi che partecipano al contratto: Regno Unito, Italia, Canada, Danimarca, Norvegia, Olanda, Australia, Turchia, Singapore e Israele. Proprio in Gran Bretagna si sono alzate le prime serie polemiche circa i costi nonchè l’affidabilità operativa dell’aereo
Anche gli USA hanno ridotto il loro fabbisogno di JSF per i prossimi 5 anni. Interessante leggere il documento del giornalista indipendente Silvio Lora Lamia, esperto in questioni di aviazione e difesa.

OPERATIVITA’

Il programma ha accumulato quattro anni di ritardo con un paio d’incidenti di percorso non trascurabili, come la non sostenibilità di volo in presenza di cariche elettriche generate dai fulmini e una rottura di una paletta della turbina; quest’ultima ha fermato temporaneamente la produzione. Certo gli incidenti durante le fasi iniziali di un progetto non è solo prerogativa dell’F 35, anche altri programmi aeronautici avanzati hanno avuto ritardi, ma sono stati affrontate soluzioni che poi in tempi accettabili hanno portato all’eliminazione della problematica. E' interessante la lettura di un'intervista fatta a Silvio Lora Lamia, giornalista esperto di questioni aeronautiche. Una curiosità che non tutti sanno e che nell’F 35 è stata applicata per la prima volta un sistema produttivo per il quale non esiste un prototipo, ma la costruzione e i test avvengono direttamente nei velivoli di serie, aggiornati in corso d’opera. Fu individuato questo work in progress per abbattere i costi su i prototipi,  ma questa scelta si è trasformata in un calvario sia per gli americani sia per i paesi interessati che dovrebbero (quest'ultimi) comprare un prodotto con costi in crescendo senza conoscerne le più recondite caratteristiche .  
F 35 cockpit
Con questi F 35 ci abbattono subito!  è il messaggio shock lanciato dai piloti americani che l’hanno provato in volo. Essi lamentano vari difetti e lacune del nuovo caccia riconducibili a varie tipologie: la cabina è stata disegnata male, in volo non si riescono a vedere gli altri aerei, difficoltà di osservare quello che accade alle spalle, l'interfaccia non intuitiva tra gli apparati di bordo e il pilota , funzionamento del sistema radar, l'apparato che proietta i dati nel casco del pilota ha fatto spesso i capricci, comandi touch screen per semplificare le attività dei piloti carente, il seggiolino eiettabile sarebbe privo dei sensori indispensabili per mettere al sicuro al pilota liberandolo dall'imbracatura, soprattutto al contatto con l'acqua. Se volete approfondire leggete il report.
Sukoi SU  35
La RAND Corporation, una società di analisi strategiche che collabora a stretto contatto col Dipartimento della Difesa statunitense, ha apertamente criticato l'F-35: prima è trapelato che, secondo le simulazioni effettuate dalla società americana, l'F-35 non sarebbe in grado di competere con il russo Su-35 in un combattimento aereo, poi un analista della stessa società ha dichiarato che l'F-35 "non è in grado di virare, né di salire di quota, né di accelerare", mentre il progettista Pierre Sprey, padre degli aerei A-10 e F-16, ha affermato in una intervista televisiva che l'F-35 è "pesante e poco reattivo". C’è da sudare freddo! 
Per la cronaca anche i russi stanno costruendo il loro F 35 chiamato Sukoi T 50; ha caratteristiche stealth e da informazioni trapelate sembra che anche l'areo russo stia incontrando difficoltà.
Gli F 35 B (la versione STOL, quella imbarcata) si stanno rivelando problematicici (e costosa). Le uniche aviazioni interessate a questa versione sono i Marines, l’Aeronautica Militare e la Marina Militare italiana, la RAF e la Fleet Air Army britannica.
Una possibile cancellazione degli F 35 B avrebbe ricadute negative per la Marina Italiana in quanto appena gli AV 8 andranno in pensione non ci sono altre  alternative STOL se non gli F 35B (le nostre portaerei sono abilitate per gli aerei STOL) .
Inoltre, come dichiarato da un ex alto dirigente di Alenia ed ex pilota militare, ”l’Eurofighter, con opportuni adattamenti, potrebbe benissimo svolgere i ruoli previsti per F-35 in tutti gli scenari operativi ipotizzabili, anche senza disporre della caratteristica più tipica (e più costosa) di F-35 e cioè la presunta invisibilità ai radar (ma questa caratteristica potrebbe rivelarsi inutile nei prossimi anni con lo sviluppo di sistemi radar più “attenti”, e poi pare che le caratteristiche di invisibilità che sarebbero consentite ai velivoli venduti all’Italia non sarebbero le stesse di quelli usati dagli americani, ma questa è un’altra storia) .”


RICADUTE ECONOMICHE

Quello degli F-35 è sicuramente un programma militare molto costoso che ha qualche ritorno per l’economia italiana, anche se sono ritorni difficili da quantificare e difficilmente dell’ordine di grandezza delle spese da sostenere. Nel 2001 la realizzazione dell’aereo è stata data a un gruppo industriale guidato dalla statunitense Lockheed Martin e di cui fanno parte ai primi posti Northrop Grumman (americana), BAE Systems (britannica) e, per i motori, le statunitensi Pratt & Whitney, General Electric e Rolls Royce (quest’ultima britannica).
Il gruppo italiano Finmeccanica, che per il 30 per cento è di proprietà del ministero dell’Economia, partecipa alla costruzione degli aerei attraverso tre aziende principali: Alenia, SELEX Galileo e SELEX Communications. Anche Avio, un’altra azienda aerospaziale italiana in cui Finmeccanica ha una partecipazione, è coinvolta nel progetto.
Alenia partecipa già da tempo ad alcune fasi di progettazione dell’F 35, insieme alla Lockheed Martin, nella sede di Pomigliano d’Arco. Lavora poi nella base dell’aeronautica militare di Cameri, in provincia di Novara, dove è stata costruita l’unica linea di assemblaggio finale, manutenzione, supporto logistico e aggiornamento degli aerei (acronimo FACO) al di fuori degli Stati Uniti . 
Secondo alcuni il programma F-35 darà minime ricadute occupazionali in Italia (costruzione di qualche parte di struttura e montaggio finale dei velivoli) e praticamente nessuna ricaduta di know-how, in quanto gli Stati Uniti hanno già ampiamente dimostrato di non voler trasferire nessuna conoscenza sulle tecnologie avanzate coinvolte (tutti i “joint project group” messi in piedi si sono rivelati una grossa delusione per gli ingegneri delle società non americane che vi hanno partecipato)”.
Secondo altri le ricadute sono considerevoli. Oggi alla FACO lavorano 600 persone che arriveranno a 1.500 con l’evoluzione (sperata) del progetto. Le ditte coinvolte impiegano un totale di 10 mila dipendenti: posti di lavoro che potranno essere preservati con gli F35 e crescere con lo sviluppo del progetto. 

CONCLUSIONI 

AMX Ghibli
Le domande che si pone il semplice cittadino (e non solo) sono sostanzialmente tre: 
1. Contro chi dobbiamo usare gli F 35?
2. Abbiamo bisogno un aereo così tecnologicamente avanzato, visto che abbiamo una linea operativa composta già da un aereo della 4^ generazione avanzato come l’Eurofhigter?
3. In questo momento economicamente delicato il paese può sopportare questo sforzo?

Nell’ambito della NATO l’Italia ha la responsabilità della difesa aerea integrata di tutto il settore sud dell’Europa. Quindi avendo la responsabilità di garantire l’impenetrabilità dello spazio aereo, è doveroso possedere sistemi d’arma (leggasi aerei) che rispondano perfettamente a questa esigenza. Quindi velivoli tecnologicamente avanzati, operativamente in grado di affrontare una situazione ostile, che garantiscano l’impermeabilità dei cieli.
Credo che la risposta più esaustiva riferita prime due domande l’ha data l’ex pilota dell’AM ed ex dirigente dell’Alenia  ARMANDO 
Eurofihter Typoon italiani del 4° Stormo
“Il sistema Eurofighter ormai non ha più rischi tecnici e sarebbe garantita un’altissima efficienza di linea, contro il rischio di avere gli F-35 perennemente fermi per manutenzione, aggiornamento e incognite tecniche, e non parliamo dei costi: (il velivolo USA da superiorità aerea F-22, che solo l’aviazione degli Stati Uniti ha in linea e che è nato con pretese di sofisticazione analoghe al F-35 è quasi sempre a terra per motivi tecnici o per gli enormi costi dell’ora di volo). Dal punto di vista politico-militare le operazioni che le forze aeree italiane dovessero decidere di compiere, fosse pure sotto egida ONU, con i “nostri” velivoli Typhoon ( o AMX) non sarebbero soggette all’approvazione degli Stati Uniti. Condizione, invece, che verrebbe a determinarsi laddove si profilasse un impiego ( in qualsivoglia scenario operativo) del F-35 non condiviso dagli USA. Infatti, il controllo delle informazioni tecnico-operative segrete, necessarie all’impiego del sistema d’arma ed il controllo della logistica, comunque rimarrebbero prerogativa degli USA. Appare evidente il rischio di un forte –quanto inammissibile- condizionamento delle nostre scelte politico/strategiche. Potrebbe verificarsi, infatti, la circostanza che uno stato estero ( gli USA) potrebbe decidere di consentire l’uso degli F-35 solo per operazioni che rientrino in una visone politico/strategica di loro gradimento. Con gravissima limitazione delle nostre autonome decisioni di politica estera, militare, industriale.”
Quindi gli interventi internazionali (come per esempio quello sulla Libia) non sarebbero possibili se andassero contro gli interessi o la politica degli USA.
Anche se ufficialmente il nostro paese ha firmato per il programma, tenendo conto della situazione economica, tale partecipazione deve essere rivalutata. Come?
Due sono le strade da percorrere. La prima è abbandonare il programma pagando le penali e tenendo in linea, con opportuni aggiornamenti, solo l’Eurofighter. Questo abbandono avrà ripercussioni in ambito internazionale, con ricadute negative in campo militare e politico. Senza contare che in futuro alcuni impegni in ambito NATO non potranno essere assolti e alla Marina resterà una portaerei (la Cavour) senza aerei. 
La seconda è che nel prossimo futuro, quando l’Eurofighter  sarà datato, non ci saranno altre soluzioni che quella di dotarsi dell’F 35 in quanto in ambito europeo e americano (NATO) il velivolo standard sarà l’F 35. Quindi massimo tra 10 anni dovremo comunque comprarli sperando che la crisi economica globale sia passata. Per la verità ci sarebbe una terza ipotesi che è quella di acquistare a prezzo standard (120 milioni di euro) solo gli F 35 B  per la Marina Militare (una ventina circa). Ma questa ipotesi non avrebbe molto senso.
In conclusione, questo post non vuole convincere nessuno a pensarla pro o contro gli F 35, ma vuole portare ad una riflessione ovvero se è davvero opportuno partecipare al programma, accettandone i costi oppure è preferibile tirarsi indietro con tutto quello che ne conseguirà.
La discussione ovviamente rimane aperta… 
Per gli amici simmer segnalo il package dell'F 35 per FSX del designer Dino Cattaneo scaricabile da simviation o da qui.





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